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5G: saremo “cavie” inconsapevoli in un mare di Onde Elettromagnetiche

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Per i rischi da cellulare possiamo adottare degli accorgimenti, ma come ci difenderemo dal 5G?

La rete wireless 5G (5th Generation) è la nuova generazione di tecnologie mobili che si sta allestendo nelle nostre città. Saremo immersi in un mare invisibile di onde millimetriche, che hanno frequenze da 30 a 300 GHz (il G=Giga sta per “Miliardi” 109 Hertz) ed una velocità di movimento maggiore di 100 volte rispetto alle tecnologie attuali. Occorre sapere che tali microonde non passano attraverso muri ed edifici, anche gli alberi sono di ostacolo, e non possono andare lontano se non sono continuamente captate e rilanciate da una rete fittissima di miniantenne (piccole “celle” situate a distanza di poche decine-centinaia di metri le une dalle altre e ciascuna dotata di circa 100 mini-antenne), tutte collegate anche col satellite. Avremo antenne wireless su ogni lampione, palo, palazzo, edificio etc. Il Garante delle Comunicazioni, calcola che ci saranno in Italia circa un milione di dispositivi per kilometro quadrato. Noi, inconsapevoli, e senza aver firmato alcun consenso informato, saremo, quindi, immersi in un “mare” di onde elettromagnetiche.
La potenza di un’onda elettromagnetica viene determinata in Watt/m2, tuttavia questa misura è difficilmente applicabile in quanto varia continuamente a seconda della distanza dalla fonte di emissione. La normativa vigente si basa quindi sulla misurazione del Volt/metro (che misura la frequenza del campo elettrico proveniente dalla fonte che ha prodotto l’onda) e stabilisce, nei luoghi abitati, un limite di 6 Volt/metro nelle 24 ore. Questo tipo di misurazione si adatta alle emissioni a cui siamo stati abituati fino ad ora, quando provengono da sorgenti puntiformi (un’unica grande antenna in uno spazio senza ostacoli), ma nel “mare” di onde del 5G questo tipo di misurazione non avrà più alcun valore e non potrà essere adottato. Le emissioni, infatti, saranno multiple, continuative, variabili, provenienti da ogni angolazione e quindi di potenza differente in ogni punto di valutazione: occorrerà un diverso sistema di misurazione, che al momento non è stato neppure ipotizzato. Il limite di 6 Volt/metro è, dunque, obsoleto, anche perchè considera solo gli effetti termici (quelli che sfruttiamo nei forni a microonde), quali unici effetti nocivi delle onde elettromagnetiche e non tiene minimamente conto dei possibili danni biologici segnalati in sempre più numerosi studi condotti su colture cellulari e su animali da esperimento. Sono documentati danni del metabolismo e della proliferazione cellulare, alterazioni del neurosviluppo e stress ossidativo (una delle condizioni metaboliche che favoriscono la cancerogenesi). Inoltre, l’esposizione cronica a radiazioni anche di medio-bassa intensità causa, negli animali da esperimento, danni al DNA, con comparsa di forme particolari di tumori che insorgono nelle guaine dei tessuti nervosi (del tutto simili a quelli che possono essere determinati nell’uomo dai telefoni cellulari e cordless).

In effetti, nel 2011, sulla base di alcuni importanti studi epidemiologici, le radiazioni emesse da telefoni cellulari e cordless sono state classificate dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) “possibili cancerogeni per l’uomo; Gruppo 2B”.
L’uso intensivo dei telefoni cellulari per periodi superiori ai 10 anni, specialmente se sempre sullo stesso lato e se iniziato in giovane età (prima dei 20 anni) comporta un aumento di rischio di tumori cerebrali (gliomi e neurinomi).
Tale rischio non è altissimo, ma siccome l’esposizione interessa miliardi di persone nel mondo, il numero atteso di tumori cerebrali in aumento è comunque preoccupante. L’attenzione si pone in particolare sui bambini ed i giovani per i quali si devono ricordare utili accorgimenti che possono diminuire ed attenuare notevolmente i rischi:

  • non tenere l’apparecchio a contatto con l’orecchio: usare l’auricolare o meglio il “vivavoce”;
  • alternare spesso l’orecchio di ascolto;
  • evitare di usare il cellulare quando ci sono poche tacche (l’apparecchio aumenta notevolmente la frequenza per prendere “campo”);
  • negli ambienti chiusi preferire il cablaggio al WiFi ed i vecchi telefoni a filo rispetto al cordless;
  • in generale evitare il contatto continuo del cellulare con il corpo anche quando è spento;
  • preferire l’acquisto di apparecchi con minore emissione. Per l’Europa il valore massimo di SAR (Specific Absorption Rate) è 2 Watt/kg (negli Usa il valore è 1,6 watt/kg): tutt’oggi si possono trovare in commercio cellulari con SAR di 0,1 watt/kg ed anche con SAR <0,05..

Gli accorgimenti sull’uso dei cellulari sono in gran parte facilmente attuabili, dato che l’irradiazione proviene da una fonte che possiamo gestire e che si usa a contatto con il nostro orecchio (Fig 1).
Ma tornando al tema 5G, secondo quanto deliberato dall’AGCOM, entro i prossimi due anni saranno 120 i comuni che sperimenteranno le bande 5G in Italia. Entro il 1° Gennaio 2022 le compagnie dovranno permettere ad almeno l’80% della popolazione, in tutti i comuni con più di 30.000 abitanti e in tutti i capoluoghi di provincia italiani la corretta fruizione anche indoor del 5G.
La IARC accelererà l’aggiornamento degli effetti biologici dell’elettrosmog ma la riclassificazione dei potenziali rischi arriverà solo entro i prossimi 5 anni: nel frattempo noi faremo già parte della sperimentazione essendo immersi in un “mare” di onde millimetriche con aumenti di diffusione ed intensità mai utilizzate prima. Come è avvenuto per l’amianto, il benzene, la diossina etc, le amare lezioni del passato continuano ad essere inascoltate. Ancora una volta il Principio di Precauzione viene completamente disatteso, mentre dovrebbe imporre prudenza e suggerire pratiche di monitoraggio ambientale già nelle prime installazioni sperimentali. Da più parti varie Associazioni ed Amministratori di Comuni italiani e di importanti città straniere e chiedono prudenza e passaggi sperimentali controllati nei territori di loro competenza.

Ruggero Ridolfi

 

Figura 1. Grado di penetrazione delle radiazioni emesse da un cellulare nel cervello a seconda delle diverse età dei soggetti esposti (per frequenze da 835 a 1900 MHz: l’M=Mega sta per “Milioni” 106 Hz).