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C’era una volta… e c’è oggi. Prevenzione e diagnosi precoce nella tradizione Romagnola

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Il desiderio di mantenersi in buona salute e quindi di evitare per quanto possibile le malattie, o di poterle vincere se malauguratamente si fossero contratte, è una lotta antica.

OGGI L’ARRT ne ha fatto il principale scopo. Prevenire le forme tumorali nell’uomo è questione di tempistica, di intuizione e di indagine ambientale. Adottare adeguati e consoni stili di vita è fondamentale per la prevenzione delle malattie e vivere in salute. Da dieci anni ARRT con il progetto “Io gioco d’anticipo” tiene incontri con gli alunni delle scuole materne, elementari e medie inferiori sugli sani stili di vita con particolare riferimento all’alimentazione. Tale progetto è stato integrato recentemente con il gioco-movimento per consentire al bambini un completo e armonico sviluppo.

UN TEMPO per proteggere i bambini dalle malattie e, più in generale, per garantire loro una vita serena si poteva far conto esclusivamente sulla tradizione, la ritualità e l’attenta osservazione di alcuni segni.

LA TRADIZIONE POPOLARE ROMAGNOLA insegnava da secoli e fino al secondo dopoguerra a vigilare sui bambini con varie pratiche (cfr.:“Tradizioni popolari nella Romagna dell’Ottocento” di Brunella Garavini ed. La Mandragola 2007; “Guarì Guaross” di G. Cerasoli e B. Garavini ed. La Mandragola 2010)

IL RUOLO DELLA MADRE AMOROSA E IL SUO MODO DI PREVENIRE.  La madre era gelosa del proprio figlio e temeva per lui l’invidia e il maleficio, perciò lo chiamava Gaspare, se non per primo almeno come terzo nome, per consacrarlo all’omonimo Re Mago e ottenergli il dono dell’immunità dai sortilegi. Per avere protezione dalle streghe la brava mamma cuciva sulle fasce del figlio un filo di lana rossa e vi metteva una medaglia ricevuta dal frate dopo aver fatto un’offerta. Per garantirsi protezione e fortuna il bambino come l’adulto usava portare sull’ombelico una moneta d’argento.                                                                                            

ALTRE FORME DI PREVENZIONE E DIAGNOSI PRECOCE. La madre attenta ed informata riusciva, però, da alcuni segni a conoscere quale sorte attendeva il proprio figlio. Vediamone insieme alcuni: se durante il battesimo il bimbo avesse sporcato il pannolino, avrebbe avuto una vita povera e tribolata; se la madrina avesse sbagliato la recita del “Credo” il bambino non avrebbe avuto pace e sarebbe andato soggetto a vedere gli spiriti. Altri pronostici la madre li attingeva scrutando i capelli del figlio: presagio di morte era scorgere nella sommità del capo la “ghirlandina” oppure il “ciuffo di San Vincenzo”. Rappresentava segno di fortuna e bellezza: il “lecco di bue”, il primo incisivo spuntato sulla gengiva inferiore e il lobo inferiore dell’orecchio saldato alla guancia.

CUORE DI MAMMA E SALUTE. La madre si preoccupava anche che il figlio crescesse sano e bello: così se nasceva con delle macchie sul viso lo ungeva con l’olio consacrato dei catecumeni; per irrobustirgli i capelli non li tagliava se non dopo i due anni dalla nascita mentre per garantirgli bella pelle lo immergeva nell’acqua ricavata dalla bollitura del pane raffermo. Per consentire al capo di mantenere le giuste proporzioni evitava di nutrirlo con troppo “pancotto” e perché crescesse di alta statura vigilava che nessuno lo scavalcasse. Se il bambino era facile al pianto, la madre si consolava pensando che avrebbe fatto gli occhi belli e se era tormentato dal singhiozzo avrebbe accresciuto il cuore. Ai maschi per garantirgli una buona vista da adulti gli si applicava un cerchietto d’oro ad un orecchio, e se continuavano a farsi la pipì addosso, gli facevano mangiare un intruglio di topi domestici. Per evitare che il proprio piccolo potesse soffrire di “vermi”, la mamma aveva cura che non si specchiasse e poi gli somministrava la “ruta” in fiore. Utile era considerato anche lo spicchio d’aglio di San Giovanni tenuto legato al collo. Per evitargli il mal di pancia lo fomentava con le foglie dell’olivo benedetto; per il mal di testa gli tagliava i capelli il primo venerdì di marzo.

CREDENZE RELIGIOSE E VIRTU’. Ogni madre portava il suo nato alla Messa delle palme, che aveva la virtù di preservarlo dalle cadute nel fuoco e nell’acqua. Con la domenica delle palme, la madre attendeva per la fortuna del figliolo, la Pasqua, e in particolare l’ora del sabato santo in cui si “slegano” le campane a festa. Ma la madre si preoccupava che il figlio crescesse virtuoso; e la tradizione la soccorreva con un ulteriore amorevole consiglio. Non tagliava le unghie al proprio nato se non aveva passato l’anno per evitare che da adulto si dedicasse al furto. Anche la vanità trovava condanna nel divieto che si faceva alle figlie dal guardarsi nello specchio per evitare di vedervi il demonio. E ancora si rimproveravano i bambini che per gioco camminavano all’indietro, in quanto così facendo agevolavano il loro incontro col diavolo. La madre come la tradizione era ansiosa nel cogliere sulla bocca dell’innocente il primo sorriso scambiato con gli angeli che fan paradiso in quel dolce sonno.

QUESTO ERA L’AMORE che cercava di illuminare l’ignoto. Oggi disponiamo della ricerca e della scienza che grazie alla prevenzione e alla diagnosi precoce sono in grado di regalarci un’ esistenza libera dalla paura che alcune malattie ancora ci fanno.

Diego Angeloni