A seguito del rinvio del Ciclo di Conferenze ARRT su “Inquinamento Ambientale e Tumori”
pubblichiamo una breve sintesi dell’intervento di Ruggero Ridolfi Oncologo ARRT e ISDE Forlì-Cesena
Il 14 Novembre 2019 il quotidiano “la Repubblica” riportava: “Italia prima in Europa per le morti da polveri sottili”.
In effetti i dati diffusi dall’Agenzia Europea per l’Ambiente hanno confermato che ogni anno in Italia l’inquinamento atmosferico causa circa 83.000 morti premature (58.600 da particolato fine PM2,5 21.600 da biossido di azoto (NO2) e 3.000 da ozono).
E’ questo un triste primato europeo, rafforzato dal fatto che “l’Italia è tra i 7 Paesi che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici.”
L’inquinamento atmosferico è stato classificato dalla IARC (Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro) quale cancerogeno di classe 1, perché al particolato (PM10 e PM2.5), costituito da materiale inerte, si legano particelle cancerogene derivanti da processi di combustione emesse da traffico veicolare, fumi da riscaldamento e da camini industriali e di incenerimento.
Sono ben documentati, inoltre, in letteratura effetti gravi a breve ed a lungo termine con l’aumento del particolato nell’aria: eventi cardiovascolari acuti (infarto del miocardio, sindromi coronariche ostruttive, etc.) ed incremento di patologie respiratorie, compresi i tumori polmonari.
Va infine considerato che i bambini e i neonati sono i più esposti perché hanno i sistemi immunitario e respiratorio non ancora completamente sviluppati, tanto che l’OMS nel 2016 ha affermato che il 6,4% delle morti per tutte le cause nei bambini di età 0-4 anni nel mondo è dovuto all’inquinamento atmosferico.