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Noi, il tumore e l’ambiente. Non ci ammaliamo di cancro per caso

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L’alterazione e le mutazioni del DNA, alla base delle malattie oncologiche, possono ipotizzarsi come puro effetto del caso oppure devono considerarsi effetto di stili di vita errati?

QUASI MAI PER CASO. Uno studio italiano di “Nature Genetics” assegna rilevante importanza alla prevenzione indicando che, circa nei due terzi delle malattie oncologiche, non è la sfortuna a farci ammalare di cancro e modificare il DNA.

UNA RISPOSTA RAZIONALE DAI RICERCATORI. Piergiuseppe Pellicci e Ivan Dellino ( Ieo e Università di Milano) forniscono una risposta razionale, basata su riscontri chiari. Indagando su cellule normali e tumorali del seno hanno scoperto che sia il danno del DNA che il relativo cambiamento delle relazione tra i geni non avvengono in maniera casuale. Sono invece ampiamente prevedibili e riferibili a segnali esterni, ambientali, molti dei quali già noti,                    

NON E’ DIMOSTRATO IL RAPPORTO CASUALE. Riguardo alla rottura del DNA” a cui partecipano tra l’altro anche geni killer, virus, molecole che bloccano le difese immunitarie, si pensava che buona parte delle malattie oncologiche derivasse dalla “sfortuna” o dal “caso”. Non esiste, però, la dimostrazione di un collegamento diretto che origina il processo tumorale. Ci sono cause collegate all’attuale modo di vivere il cui esame può prevedere un ipotetico insorgere ed evolvere del tumore con una precisione di circa l’ 80%.                                                                                                                                                          
I SEGNALI PROVENIENTI DALL’AMBIENTE IN CUI SI TROVANO LE CELLULE. Appare, quindi, in maniera chiara che il tumore è influenzato dal mondo di oggi, dal contesto in cui viviamo, dai nostri comportamenti e scelte: in sostanza dai fattori di rischio che ci scegliamo o che siamo costretti a subire.                                                                                                                                                            

FATTORI DI RISCHIO COLLEGATI ALL’AMBIENTE. Numerosi fattori di rischio sono ben noti e certi: il fumo, con l’effetto mutageno del DNA, l’alcool che provoca assorbimento di sostanze cancerogene, l’ obesità che disorienta il sistema immunitario, alcune infezioni virali come l’epatite B ( Hbv ) e il papilloma virus (Hpv), la prolungata esposizione ai raggi solari che stimola il melanoma, il contatto con amianto, benzene, metalli pesanti.                                                     

PREVENZIONE, DIAGNOSI PRECOCE E CURA.
A questo punto entra in scena la prevenzione di primo e secondo livello insieme alla diagnosi precoce. Gli studi effettuati comportano una certezza: con la prevenzione si evita o si riduce il rischio tumore mentre la diagnosi precoce successiva consentirà di affidarsi a cure sempre meno invasive, più mirate e personalizzate. È stato ipotizzato che in futuro “un uomo su due e una donna su tre siano destinati ad ammalarsi di cancro”. In Italia nel 2018 si sono riscontrati 373.000 nuovi tumori.              

IN CONCLUSIONE. Non è ben certo e quale sia il segnale che induce le trasformazioni e le modifiche del DNA ma è chiaro e delineato l’importante coinvolgimento dell’ambiente nelle più disparate manifestazioni oncologiche.
Ora abbiamo un motivo in più per non mollare la presa sulla prevenzione oncologica.    

Franco Urbini